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Come Comunicare con un Malato di Alzheimer?

Quando la nonna si ammalò di Alzheimer, la neuroscienziata Lisa Genova decise di scoprire il più possibile riguardo la malattia e la possibilità di comunicare con chi ne è affetto. Il suo obiettivo era quello di aiutare la famiglia a mantenere un contatto con la nonna, la quale non si ricordava più chi fossero.

Il legame umano è più forte della capacità di ricordare

La Dott.ssa Genova è l’autrice del romanzo “Still Alice”, da cui è stato tratto l’omonimo film (vincitore del premio Oscar) interpretato dalla bellissima Julianne Moore.

La scrittrice ritiene che sia possibile avere un legame intimo e significativo con una persona, indipendentemente dal linguaggio e dalla memoria. “Il legame umano, la dignità, l’amore e la stima trascendono la capacità di parola, la memoria ed il pensiero”.

Come “Restare Connessi?”

Genova afferma che per restare “connessi” è necessario adattarsi. Un primo approccio consiste nell’assistere il parente affetto da Alzheimer durante la sua quodidianità. Trattenersi dal correggere gli errori e adottare invece la classica tecnica di improvvisazione del “Si, e…”.

Se una persona dice di stare aspettando la madre – e tu sai che la madre è morta 50 anni fa – ricordargli la verità farebbe rivivere l’esperienza della perdita. Piuttosto, la ricercatrice consiglia di rispondere: “Sì. E aspetterò con te. Ho sentito che tua madre è un’ottima cuoca” Ciò può dare il via a una conversazione e stabilire un contatto significativo con chi ha perduto la memoria a breve termine a causa dell’Alzheimer.

Le emozioni non si dimenticano

Quest’approccio esclude la memoria a breve termine e si concentra sulla memoria emotiva, che opera diversamente e si colloca in una diversa area del cervello. Noi percepiamo le emozioni con la totalità del nostro corpo – attraverso la nostra frequenza cardiaca, il nostro stomaco, le nostre mani. Una persona affetta da Alzheimer potrebbe dimenticare il contenuto di una conversazione, ma ricorda per ore cosa ha provato in quel momento.

L’approccio ha funzionato benissimo con la nonna: “Lei non aveva idea di chi fossimo, eppure si fidava, perchè facevamo sentire quello che proviamo per lei”.

E’ come tornare bambini

Per coloro che potrebbero essere scettici sul fatto che una relazione vera possa essere costruita senza memoria, linguaggio e cognizione, la Dott.ssa Genova prende come esempio il legame che instauriamo con i bambini: “Se hai un figlio di sei mesi, sai che possiede solo sei mesi di memoria ed un linguaggio ancora acerbo, eppure diresti mai che il tuo bambino non si sente amato?

Fonte: Lisa Genova sito ufficiale