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Demenza e appetito: avete mai provato con piatti rossi?

Se non riuscissi a vedere il tuo purè di patate, probabilmente non lo mangeresti. La scoperta fatta durante il “The Red Plate Study” è sorprendente: i malati di Alzheimer che mangiano da piatti di colore rosso consumano il 25% di cibo in più rispetto a quelli che mangiano da piatti bianchi. demenza e appetito

The Red Plat Study per demenza e appetito

Lo studio è stato promosso dall’Università di Boston sotto la guida della biopsicologa Alice Cronin-Gamb. L’idea era di capire se pazienti anziani con stadio avanzato di Alzheimer avrebbero mangiato di piu’ se fossero stati serviti con stoviglie rosse piuttosto che bianche.

Demenza e appetito: pazienti sempre più magri

Il personale delle case di cura spesso lamenta il fatto che i malati di Alzheimer non finiscano il cibo nei loro piatti, anche quando il personale li incoraggia a farlo. Il problema dell’associazione tra demenza e appetito ridotto non è da trascurarsi. Il 40% dei pazienti perde infatti molto peso, indebolendo pericolosamnete il gia’ delicato sistema immunitario. La spiegazione risiede in fattori come la depressione, l’incapacità di concentrarsi su più di un cibo alla volta e l’incapacità di mangiare senza assistenza.

La svolta in un nuovo tipo di approccio

La Dott.ssa Croning-Golomb ed i suoi colleghi hanno adottato un approccio diverso. Erano fermamente convinti che questo tipo di comportamento potesse essere spiegato con carenze visivo-cognitive causate dal morbo di Alzheimer. I pazienti affetti da questa malattia non sono in grado di elaborare i dati visivi – come il contrasto e la percezione della profondità – così come accade nella magggior parte delle persone anziane.

Così il team di ricerca ha testato la quantità di cibo assunto da piatti bianchi standard piuttosto che da piatti di color rosso vivo. La scoperta è sorprendente: i pazienti che mangiano da piatti rossi consumano il 25% di cibo in più. Questo da nuove speranze per affrontare il problema dell’associatzione tra demenza e appetito ridotto.

Dopo la pubblicazione dello studio nel 2004, alcune case di cura hanno deciso di attrezzarsi con stoviglie rosse, ed aziende private hanno lanciato in commercio piatti rossi speciali dedicati ad anziani con disabilità visiva.

Cosa ne pensano i parenti dei pazienti?

Un membro del team, Tom Laudate, racconta di un incontro con la figlia di una paziente dopo il suo discorso ad un gruppo di sostegno.

“Una donna è venuta da me e mi ha detto che proprio la settimana prima aveva osservato sua madre in cucina, mentre cercava di versare il latte in una tazza. La tazza era bianca, il latte era bianco, ed il piano di lavoro era bianco. Inevitabilmente la donna aveva versato tutto il latte fuori dalla tazza, ed in quel momento la figlia ha potuto sperimentare in prima persona il problema visivo della madre. E ‘una grande sensazione poter dare consigli che possano fare la differenza. Non stiamo guarendo definitivamente il morbo di Alzheimer, ma stiamo aiutando le persone nella loro vita quotidiana “.

Se la pillola non va giu’

Un altro esperimento condotto dal team è stato quello di verificare quali tonalità di pillole grigi sono più facilmente riconosciute dai soggetti. Gli anziani comunemente prendono più farmaci al giorno, ma i produttori di pillole spesso non prendono in considerazione i problemi di visione dei pazienti al momento di scegliere i colori delle pillole. I ricercatori hanno scoperto che, con la giusta tonalità di grigio, si potrebbero aiutare i pazienti a individuare più facilmente i loro farmaci.

Il tipo di approccio adottato dai ricercatori ha portato dunque ad una svolta importante. Mentre molti scienziati cercano nei farmaci la soluzione alle malattie degenerative come l’Alzheimer ed il Parkinson, la Cronin- Golomb ed il suo team si concentrano invece sulla ricerca di ausili visivi che possano migliorare la qualità di vita dei pazienti. Prendendosi cura della loro percezione visiva, i ricercatori sono in realtà in grado di migliorare il funzionamento mentale dei soggetti.

Fonte: Boston University Arts & Sciences