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Alzheimer: Nuove Ricerche e Nuove Possibilità di Guarigione.

Un progetto di ricerca dell’Università di Manchester ha mostrato come, tra qualche anno, la malattia dell’Alzheimer potrebbe essere trattata con successo con un comune farmaco anti-infiammatori.

La ricerca

Un team guidato dal Dr. David Brough ha scoperto che il farmaco anti-infiammatorio inverte completamente la perdita di memoria e l’infiammazione del cervello nei topi.

Quasi tutti, ad un certo momento della loro vita, sono costretti a prendere farmaci antinfiammatori non steroidei, chiamati comunemente con l’acronimo FANS. Sono tra i farmaci più usati nel mondo per per ridurre l’infiammazione (per esempio in caso di malattie come l’artrosi o di disturbi muscolari), per far trattare il dolore (per esempio dopo un intervento chirurgico) e come antipiretici (per abbassare la febbre). L’acido acetilsalicilico, cioè la comune aspirina, è inoltre utilizzato anche a basso dosaggio per la sua azione antiaggregante sulle piastrine in caso di problemi cardiocircolatori.

La ricerca, finanziata dal Medical Research Council e dall’Alzheimer Society, spiana la strada per la sperimentazione umana.

L’ alheimer in Italia

I malati di Alzheimer in Italia sono destinati ad aumentare a causa dell’invecchiamento della popolazione che è il paese più longevo d’Europa con 13,4 milioni di ultrasessantenni (il 22% della popolazione). Il morbo di Alzheimer peggiora nel corso del tempo ed incide su molti aspetti della loro vita, compresa la capacità di ricordare, pensare e prendere decisioni.

I risultati sugli animali

Durante la ricerca sono stati utilizzati topi transgenici con sintomi di studio della malattia di Alzheimer. Un gruppo di 10 topi è stato trattato con Acido Mefenamico, mentre altri 10 topi sono stati trattati con un placebo.

I topi sono stati sottoposti al trattamento nel momento in cui mostravano segni di perdita della memoria, ed il farmaco è stato somministrato loro attraverso da una mini-pompa impiantata sotto la pelle per il periodo di un mese.

Memoria e Infiammazione

La perdita di memoria è stata completamente invertita, ritornando ai livelli registrati nei topi senza la malattia.

Il Dott. Brough ha così commentato: “Oggi ci sono prove sperimentali che dimostrano come un’infiammazione nell’area cerebrale peggiori il morbo di Alzheimer”.

Ha poi aggiunto: “Fino ad ora, nessun farmaco è stato capace di reindirizzare questo percorso, quindi siamo molto eccitati da questo risultato.

Un semplice anti-infiammatorio

La nostra ricerca dimostra per la prima volta che l’acido Mefenamico, un semplice farmaco non steroideo anti-infiammatorio, può avere come bersaglio un importante percorso infiammatorio chiamato inflammasome NLRP3, che danneggia le cellule cerebrali. Ora stiamo preparando le applicazioni da eseguire nella fase II della sperimentazione proof-of-concept, per verificare l’effetto del farmaco sulla neuroinfiammazione negli esseri umani”.
Questi promettenti risultati di laboratorio identificano una classe di farmaci già esistenti che hanno il potenziale di trattare il morbo di Alzheimer bloccando una particolare parte della risposta immunitaria. Tuttavia questi farmaci non sono esenti dal procurare effetti collaterali e, secondo il parere del dott. Brought, non dovrebbero essere assunti per la malattia di Alzheimer se non dopo ulteriori studi effettuati sulle persone.

Fonte: rivista Nature Communications.